Bollicine internazionali

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Gramona (Spagna)

Gramona è situata nell’Alto Penedès, 40 km a sud di Barcellona. Il clima è tipicamente mediterraneo, con estati calde, secche ed inverni miti. Il vigneti di Gramona, azienda storica della regione, sono protetti negli inverni più rigidi dalle maestose montagne del Montserrat.
I vigneti poggiano su terreni generalmente argillosi o argilloso-calcarei, in parte alluvionali nei pressi del fiume Anoia e con presenza di ardesia verso il Montserrat. Il suolo è caratterizzato anche da particolari formazioni calcaree di origine batterica che mineralizzano, rinfrescano e arricchiscono il sottosuolo e di conseguenza la vite.

Istvan Szepsy (Ungheria)

Szepsy è una nobile famiglia di Bodrogkeresztùr ed inizia a coltivare la vite sul finire del XVI secolo, senza mai subire battute d’arresto. Neppure la parentesi infausta del comunismo ha potuto separare gli Szepsy dalle vigne, anche se questi hanno dovuto subire l’onta dell’esproprio.

Istvan, cresciuto all’ombra delle tradizioni familiari fece in tempo ad assorbire le basi per la vinificazione dei grandi vini di Tokaj, prima dell’avvento del regime sovietico, contesto in cui comunque riuscì a ritagliarsi un ruolo in ambito enoico con la carica di direttore della cooperativa vinicola. Nonostante il ruolo ricoperto, Szepsy, vide con rammarico la situazione legata alla condizione politica, al progressivo imbarbarimento e alla perdita di tradizione: il leggendario vino dei re, stava diventando qualcos’altro (addirittura c’era chi pensava a fortificarlo per renderlo più robusto).

Dopo la pesante battuta d’arresto, con l’abbattimento della cortina di ferro, il vino di Tokaj, tornò a diventare realtà e a condirsi di progettuaità ed è proprio Istvan a mostrare un nuovo inizio.
Da detentore della tradizione (il legame fra il suo casato e la vinificazione degli Aszú è scritto negli annali) a pioniere di una modernità che si ispira al territorio, il passo è breve.

Oggi Szepsy è un cultore della zonazione, delle vinificazioni senza zuccheri residui o uve botritizzate.

Lelarge Pugeot

La famiglia Lelarge vanta una lunga relazione con il territorio della Champagne (diciottesimo secolo) ed in particolare con il terroirs di Vrigny, enclave produttiva a pochi chilometri da Reims. Nel 1987 Dominique Lelarge ha assunto il controllo della Maison familiare e sposando Dominique Pugeot ha modiÿcato il nome dell’azienda in Lelarge Pugeot.

Attualmente l’azienda possiede circa 9 ettari nei comuni di Vrigny, Gueux e Coulommes-la-Montagne. Questa zona, domi- nata a livello ampelografico dal Meunier (80% degli impianti), è stata classificata come Premier Cru nel 2003. La famiglia Lelarge lavora con un occhio alla sostenibilità sin dalla fine degli anni ’80 e ha ottenuto la certificazione Biologica nel 2010; alla fine del 2012 è iniziata la conversione all’agricoltura Biodinamica.

Pellegrini Spa

La tradizione familiare legata al vino ha avuto inizio alla fine dell’Ottocento, quando Pietro Pellegrini (bisnonno degli attuali titolari) vendeva vino nella sua osteria ai piedi del Castello di Cisano. Nel 1904 fu costruita, sempre a Cisano, la sede (tutt’oggi sede aziendale) con le cantine per lo stoccaggio dei vini sfusi, cui seguì l’inizio della distribuzione all’ingrosso in Lombardia.

Risale ad allora la nascita del marchio “PPC – Pietro Pellegrini Cisano”, utilizzato per marchiare le botti di proprietà, e conservato nel tempo come logo aziendale.

Negli anni ‘50, il figlio Angelo (nonno dell’attuale generazione) portò nella città di Sava (Taranto) la sua esperienza, aprendo una filiale e iniziando ad occuparsi anche della vinificazione, con l’aiuto dei suoi figli Gian Pietro e Emanuele.

 

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Raventós i Blanc (Spagna)

La storia del Cava nasce alla fine dell’Ottocento per mano di Josep Raventós Fatjó allora patron di Casa Codorníu, al ritorno da un’esperienza in Champagne.
La famiglia Raventós, proprietaria di vigneti già dal 1497, ha segnato profondamente la storia e l’evoluzione delle bollicine spagnole.

Dopo la separazione dalla Cantina Codorníu nasce la Cantina Ra- ventós i Blanc nel 1994. La Cantina sviluppa oggi una piccola produzione annuale (inferiore al mezzo milione di bottiglie) in cui il protagonista indiscusso è senza dubbio l’espressione del territorio. La conoscenza delle singole vigne in proprietà (90 ettari) è parte integrante dei segreti che la famiglia Raventós si passa di generazione in generazione da 500 anni. I principi che Manuel Raventós, affianca- to dal figlio Pepe, applica nella sua Cantina trovano concretezza nella continua ricerca dell’equilibrio ecologico con l’impegno di valorizzare i vitigni autoctoni.

Si effettua un dosaggio minimo in occasione del tirage, mentre al momento del degorgement si effettua il rabbocco utilizzando bottiglie del medesimo vino.

Sekthaus Raumland GmbH (Germania)

Sekthaus Raumland fu fondata nel 1984 dall’attuale proprietario, Volker Raumland, da molti indicato come il pioniere della rivoluzione dello spumante di qualità tedesco. L’azienda è stata fin dalla sua nascita specializzata nella sola produzione di Sekt (spumante) e tutto il lavoro, sia in vigna che in cantina, è organizzato per ottenere il massimo risultato in termini qualitativi, con prodotti che si distinguono per finezza e delicatezza. La zona di produzione, al confine tra il Reinhessen e la regione vinicola del Pfalz, si trova alla stessa latitudine della Borgogna. Le piogge durante l’anno sono sufficienti ma non eccessive, grazie alla vicinanza delle alture del Donnersberg, che spesso proteggono i vigneti anche dalla grandine. Le notti fresche e le calde giornate estive sono condizione ideale per favorire l’acidità nelle uve, fattore fondamentale nei vini spumanti.
I vigneti, circa 10 ettari a conduzione biologica certificata fin dal 2002, si trovano a Dalsheim (4 ettari a denominazione Dalzeimer Bürger, VDP Grosse Lage), mentre altri si trovano a Bockenheim (Hohen-Sülzen) e a Mölsheim. Le uve coltivate sono per il 40% circa Pinot Noir, 40% Chardonnay e per il 20% Riesling, Pinot Blanc e Meunier.

Sinefinis (Slovenia)

Quelle meravigliose e generose colline che in sloveno sono chiamate Brda e in Italiano Collio, ma anche Cuej in Friulano, den Ecken in tedesco e Bricceria in alcuni scritti goriziani del 18° secolo, hanno visto succedersi nei millenni molti feudatari, dai Patriarchi di Aquileia ai Conti di Gorizia, come pure diversi sovrani, dagli Asburgo a Napoleone, al Regno d’Italia, ma sono rimaste sempre unite.
Con il trattato di Parigi nel 1947, invece, questo territorio è stato diviso da un confine di Stato: una parte è stata assegnata alla ex Jugoslavia, una invece alla Repubblica Italiana.
Una frontiera che ha provocato danni irreparabili agli abitanti, dividendo famiglie e vigneti. Inizia così la storia dei due terreni vinicoli: Brda slovena e Collio italiano.
Non molto tempo fa, grazie ad una ritrovata unità sotto la bandiera comune dell’Europa e ad una armonia legislativa imposta dalla Commissione Europea, i due territori sono stati classificati entrambi come “zona C2” dando ai vitivinicoltori l’opportunità di produrre vini con uve raccolte sia dai filari sloveni che da quelli italiani del Collio/Brda.
Robert Prinčič di Giasbana, San Floriano del Collio (Italia) e Matiaž Četrtič di Kojsko (Slovenia), due giovani produttori, hanno unito le loro forze e le loro capacità agronomiche e commerciali, nonché il duro lavoro, in un progetto comune.
Brda e Collio sono così diventati di nuovo un tutt’uno con l’aiuto delle rispettive aziende: Gradis’ciutta e Ferdinand con il vitigno autoctono per eccellenza, la Ribolla Gialla/Rumena Rebula. Alcuni anni prima questi due giovani artigiani del vino avevano perfezionato le loro conoscenze ed affinato le tecniche di mercato con il postdiploma alla MBA – Master in wine business – gestito dal Mib di Trieste.
Il loro pensiero comune ha portato alla nascita di un unico e ottimo prodotto: Rebolium – Sinefinis, bollicine senza confini né ostacoli.
La bollicina Rebolium – uno dei nomi medioevali della Ribolla, varietà autoctona da cui è ottenuta – è spumantizzata con metodo classico e affinata sui lieviti per minimo 18 mesi.
Le piccole bollicine, che donano al vino un fine perlage, persistono nel bicchiere per lungo tempo. All’olfatto si sente l’uva raccolta con una maturazione ideale e con una nota leggera di lieviti, mentre il retrogusto è piacevole e lungo.
Lo spumante Rebolium – Sinefinis è delicato e raffinato, ma di carattere.
Adatto per gli aperitivi, può essere abbinato anche al pesce, alle carni bianche, ai formaggi freschi o semplicemente bevuto in compagnia.

Weingut E. Knoll (Austria)

Emmerich Knoll, vera star nel panorama vinicolo austriaco, è alla guida di questa piccola azienda (150.000 bottiglie) fondata nel 1850 e situata a Dürnstein, nella frazione di Unterloiben.
I 15 ettari di proprietà sono coltivati principalmente a Riesling Rena- no e Grüner Veltliner, mentre una piccola percentuale degli impianti è dedicata ad alcune varietà complementari: Chardonnay, Moscato Giallo, Traminer e Pinot Nero.

I vini sono puri e profondi e le referenze più rappresentative sono legate ad alcune vigne simbolo della Wachau: nomi come Schütt, Kreutles o Loibenberg sono sinonimo di qualità, spessore e impronta territoriale. Le vinificazioni e gli affinamenti, di stampo tradizionale in botte grande, ci regalano dei prodotti tonici, scattanti ma di buono spessore, capaci di lunghi invecchiamenti in bottiglia.

Weingut F.X. Pichler (Austria)

L’azienda è nel cuore della Wachau, nella frazione di Oberloibner. Qui la famiglia Pichler, arrivata alla quinta generaziome, opera sin dalla fine dell’800 (la fondazione dell’azienda risale al 1898).
Franz Xaver, subentrato appena trentenne a suo padre (nel 1971) e vero arteÿce del successo dell’azienda, è stato affiancato dal figlio Lucas già dai primi anni ’90. Oggi Lucas si occupa delle vinificazioni mentre FX continua ad occuparsi della gestione agricola dei vigneti. L’azienda ha visto una crescita esponenziale negli ultimi anni, dai 3 ettari detenuti inizialmente da Franz Pichler (padre di FX), oggi si è arrivati a contare ben 18 ettari totali.

L’azienda possiede un carnet di vigne unico; tanto da poter dedicare alla realizzazione di vini Smaragd (i più alti in grado secondo il Codex Wachau) il 70% della sua produzione. «L’autenticità è il nostro credo», recitano i Pichler all’unisono. Effettivamente tutti gli sforzi aziendali si concentrano nella realizzazione di vini tesi a riflette- re la timbrica del millesimo e le caratteristiche pedo-climatiche della regione. Per rendere tangibili questi imput e legarli saldamente alla variabile delle numerose viniÿcazioni parcellari, sono molteplici gli sforzi portati avanti da Lucas e FX Pichler: approccio sostenibile in vigna, raccolta manuale delle uve in base al grado di maturità (più passaggi, dunque, nel corso della stessa vendemmia), vinificazioni ed affinamenti tradizionali (in grandi botti di rovere), e minimi interventi enologici (vie- ne ricusato l’utilizzo di addittivi, zuccheri in aggiunta ai mosti, concentratori e filtrazione).

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