Vini bianchi internazionali
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Authentique Wine Cellars (Oregon – USA)
Nicholas Keeler è figlio di Craig e Gabriele Keeler, che conducono la “Keeler Estate Vineyard” winery di Amity, Oregon. Amity è un piccolo villaggio situato a circa 60 km a sud di Portland. Quando venne acquistata nel 1990, questa terra dimenticata era zona occupata da bacche selvatiche e sottobosco. Dopo un processo di conversione a vigneti durato anni, si è venuto a creare un ecosistema perfettamente funzionante: una riserva naturale ricca di fauna selvatica, piccoli laghi e cascate, torrenti, boschi e vigneti condotti con metodi biodinamici. Nicholas Keeler crea artigianalmente i suoi vini a marchio Authentique Wine Cellars con produzioni “small batch” da “single vineyards”, sia dal vigneto di famiglia che da altri famosi vigneti situati nella Willamette Valley. La parte ovest dell’Oregon, affiorata alla luce dopo essere rimasta sommersa nell’Oceano Pacifico per milioni di anni, è una terra ricchissima di sedimenti vulcanici e marini. Negli ultimi decenni, la produzione di vino è esplosa in quest’area, dando vita al fenomeno della Willamette Valley con le sue sottozone, ognuna caratterizzata dal proprio microclima distintivo. In quest’area è presente anche una tipologia di terreno vulcanico unica al mondo, chiamato “Jory soil”, particolarmente ricco in ferro nelle Eola-Amity Hills. Ciò che distingue le Eola-Amity Hills, AVA (American Viticultural Area) che si estende per quasi 30 km tra le colline di Amity a nord e quelle della città di Salem a sud, oltre alla tipicità del sottosuolo, è l’alternanza di giornate calde e notti fresche, con forti escursioni termiche dovute ai forti venti provenienti dall’Oceano Pacifico, che soffiano attraverso il “Van Duzer Corridor”. Lo stesso nome “Eola”, venne dato originariamente dai pionieri dell’800 ad un insediamento della zona, con riferimento al nome del dio greco Eolo. Sono poche nel mondo le zone vinicole dove il Pinot Nero, uva difficile da coltivare, può maturare perfettamente e dove si ritrovano tutte le condizioni ambientali ideali per poter produrre da questo vitigno vini di qualità estrema. Le produzioni naturali di Authentique Wine Cellars (le uve del Keeler Estate Vineyard hanno certificazione biodinamica Demeter e “Stellar Organic”) seguono altissimi standard qualitativi. Con le uve coltivate su queste colline si producono Pinot Noir pieni di note fruttate e delicate, con una struttura profonda e minerale, paragonabile a quella dei grandi vini della Côte de Nuits in Borgogna, mentre gli ottimi Chardonnay sono marcati da freschezza, energia e precisione.
Château Pajzos (Ungheria)
La storica e leggendaria regione vinicola ungherese di Tokaj si trova vicino alla frontiera con l’Ucraina e la Slovacchia, ai piedi dei Carpazi. L’originalità dei vitigni autoctoni, la complessità del suolo e l’eccezionalità del clima concorrono a creare l’eccellenza dei vini di questa zona. Da 6.000 ettari di vigneti si ricavano solo vini bianchi, secchi o dolci, il 6% circa della produzione nazionale. Il nome Tokaj indica un paese, una regione (chiamata anche Tokaj-Hegyalja) e i vini qui prodotti. Tokaji (con la lettera “i” finale) è invece un aggettivo (Tokaji significa, in ungherese, “di Tokaj”).
Il terreno, vero patchwork geologico, è composto da rocce eruttive e sedimentarie. A nord i vigneti sono protetti dalle montagne, mentre da sud soffiano i venti caldi provenienti dalla pianura ungherese. La forte escursione termica tra notte e giorno contribuisce ad ottenere vini con grande equilibrio tra ricchezza e freschezza. La confluenza dei due fiumi Bodrog e Tisza tempera gli eccessi di caldo del clima estivo e favorisce a fine stagione lo sviluppo della Botrytis Cinerea, la muffa nobile grazie alla quale si producono vini dolci di eccezionale qualità. Allo stesso tempo, le correnti di aria calda favoriscono l’evoluzione naturale in pianta di acini appassiti. La selezione di questi acini, nelle migliori annate completamente colpiti da muffa nobile, porta alla produzione dei ricercati vini dolci “Aszù”. Gli acini vengono colti manualmente a più riprese, con vari passaggi in vigna senza distaccare i grappoli dalle viti. Gli acini sono posti in un contenitore aperto in legno chiamato “puttony”, che funge da unità di misura e il cui contenuto corrisponde a 20 kg. di uva per 100 litri di vino secco. Un Tokaji Aszù viene definito e classificato in base al numero di puttonyos aggiunti: 5 puttonyos corrispondono a 100 kg di acini appassiti o botritizzati aggiunti a 100 litri di vino. A parte la dolcezza, si tratta di vini con acidità elevatissime, che permettono spesso conservazioni in cantina ed evoluzioni per oltre cento anni.
Château Pajzos è uno dei produttori storici più reputati. Venne classificato “Premier Cru” nel 1772, anno della più antica classificazione mondiale dei vigneti. Possiede una tra le cantine più straordinarie della regione, dichiarata insieme ad altre patrimonio dell’Unesco, formata da una galleria sotterranea che si sviluppa per parecchi chilometri. E’ situata in prossimità del castello reale del Principe Rakoczi a Sàrospatak, principe di Transilvania che presentò i vini di Tokaj al Re di Francia Luigi XIV, il quale secondo la leggenda pronunciò la famosa frase “il Re dei Vini, il Vino dei Re”. I vini di Tokaj conobbero per secoli grande prestigio internazionale, fino alla distruzione dei vigneti europei causata dalla fillossera nel 1892. Dal 1948 al 1991 i vigneti furono sottoposti al controllo di un’unica compagnia statale. Solo a partire dal 1991, con le privatizzazioni, si è assistito a una rinascita di questa zona storica. In quello stesso anno la proprietà di Pajzos venne acquistata dal francese Jean-Luis Laborde, divenuto poi proprietario del famoso Château Clinet a Pomerol.
Furmint è il nome del vitigno autoctono più diffuso nella regione. Il vino ottenuto da queste uve esprime ottima freschezza e mineralità, con aromi speziati.
Hàrslevelű è un altro vitigno autoctono di Tokaj. “H” Late Harvest viene prodotto da uve surmature, parzialmente disidratate dall’appassimento e dalla muffa nobile. Un vino monovarietale che esprime freschezza e aromi fruttati molto tipici.
Clos Henri Vineyard (Nuova Zelanda)
Clos Henri rappresenta lo sviluppo nella regione vinicola di Marlborough, Nuova Zelanda, dell’attività produttiva dell’azienda francese Henri Bourgeois. La proprietà, dell’estensione di 90 ettari nella famosa Wairau Valley, fu acquistata nel 2001, con lo scopo di creare in queste terre vini di qualità unica, portando la tradizione, l’esperienza e la rinnovata passione per il vino della famiglia Bourgeois. Fin dall’inizio degli anni ’90 fu intrapresa una ricerca nelle migliori regioni vinicole mondiali con lo scopo di trovare aree capaci di produrre vini di qualità similare ai grandi Sancerre e Pouilly Fumé. Solo dopo visite in Sud Africa, Cile, Australia, California, Oregon e varie aree europee, la scelta ricadde sulla Nuova Zelanda.
L’aspetto incontaminato della natura fu uno dei principali criteri di scelta. Le vallate e le colline sulle quali si stanno sviluppando i vigneti di Clos Henri furono utilizzate negli ultimi 250 anni unicamente come pascolo, rendendo così queste zone completamente estranee all’uso di pesticidi e diserbanti.
A Clos Henri è mantenuto, come in Francia, un atteggiamento “bio-friendly”, con la convinzione che la cura e il rispetto della terra si riflette sul vino prodotto, che può così esprimere al meglio la complessità e la peculiarità delle sue origini. Il Sauvignon Blanc di Clos Henri esprime mineralità decisa ed eleganza, sottolineate dalla purezza del frutto. E’ un vino complesso, con grandi potenzialità di invecchiamento, che rivelerà gradualmente, con il passare degli anni, l’autenticità delle sue origini. Nelle “Southern Valleys” di Marlborough vengono indubbiamente prodotti alcuni dei migliori Pinot Noir al mondo. Il Pinot Noir di Clos Henri esprime con la sua eleganza le particolarità dei terreni argillosi di questa zona (Broadbridge clay e Wither clay). Anche questo vino migliorerà con l’affinamento in cantina, esprimendosi pienamente con il passare degli anni. I vini della linea ”Petit Clos” vengono prodotti con le stesse cure dei vini “Clos Henri” ma semplicemente nascono dalle uve delle viti più giovani dell’azienda, che donano ai vini caratteristiche di freschezza, concentrazione del frutto e più immediata bevibilità.
Costers del Priorat (Spagna)
Domaine Bousquet (Argentina)
L’impegno dell’azienda Bousquet è teso a produrre vini di livello mondiale, applicando know-how francese e argentino nei processi produttivi. Per raggiungere questo obiettivo è stato scelto il territorio eccezionale della Valle di Uco, Tupungato, situato nell’area vitivinicola di Mendoza, che offre le condizioni ideali per produrre vini di alta qualità, prodotti con metodi biologici.
Nel 1990 Jean Bousquet, della terza generazione di produttori di vini francesi originari di Carcassonne, iniziò una lunga ricerca per identificare un luogo ideale per realizzare il suo desiderio di produrre vini di qualità superiore. Durante uno dei suoi viaggi scoprì le caratteristiche uniche del territorio di Mendoza e si convinse ad acquistare della terra e a trasferirsi definitivamente ai piedi delle Ande nell’area di Tupungato, nella regione di Mendoza.
La cantina e i vigneti del Domaine Jean Bousquet si trovano in una zona dalle condizioni ideali per la produzione di vini di qualità, prodotti naturalmente con metodi interamente biologici. L’altitudine di 1200 metri s.l.m., tra le più elevate al mondo per produrre vino, con clima fresco, arieggiato e con forti escursioni termiche tra giorno e notte, insieme alla naturale scarsità di piogge e alla particolare vocazione dei terreni, portano alla maturazione sana e ottimale delle uve, senza alcun utilizzo di pesticidi o altri prodotti chimici. I vini del Domaine Bousquet hanno ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui “Argentina best buy” di “Wine Enthusiast”, di “Decanter” e di “Wine Advocate”. Le piogge sono molto scarse, in media solo 20 cm all’anno. Per ovviare alla carenza di acqua si è fatto di necessità virtù: l’apporto alle piante viene meglio controllato praticando l’irrigazione a goccia, convogliando l’acqua che proviene direttamente dalle vicine montagne delle Ande. Quest’acqua purissima crea un Ph particolarmente basso negli acini. Ne risulta una maggiore acidità e più colore nel vino, fattori favoriti anche dal clima fresco e con caratteristiche tipiche dei deserti, con escursioni termiche estreme tra notte e giorno. Il suolo è sabbioso, con drenaggio eccellente. La povertà di materiale organico (a causa dell’altitudine e del clima) crea una situazione di stress alle viti molto positiva ai fini della produzione, con grappoli che sviluppano più zuccheri e acidità. Le uve vengono colte a mano e poste in piccoli cesti e la coltivazione biologica contiene naturalmente le rese. Gli acini, per adeguarsi al caldo e al freddo, producono bucce più spesse, donando ai vini più corpo, sapori e sostanze aromatiche. Tutte queste caratteristiche eccezionali consentono al Domaine Bousquet di produrre uve e vini di alta qualità, fini e con grande concentrazione di sapori.
Ferdinand (Slovenia)
I vini “Ferdinand”, già da molti anni ben introdotti e apprezzati nel mercato europeo e americano, sono il frutto del grande amore, della passione, della diligenza e della lungimiranza della famiglia Četrtič, una famiglia che rispetta la tradizione ed è fedele alla terra del Brda (il Collio Sloveno) e alla vitivinicoltura che ha messo le proprie radici a Kojsko (Quisca). I vigneti, che si sviluppano in tipici terrazzamenti nella parte nord del Brda a un’altitudine tra i 150 e i 300 metri s.l.m., offrono diverse varietà d’uva. Non solo un clima appropriato, con calde giornate estive e notti relativamente fredde, ma anche le mani esperte e l’ottima conoscenza acquisita rendono possibile una coltivazione di uva biologica su 8 ettari con risultati di alto livello. Grazie ai terreni, i vini hanno un’ottima mineralità e acidità e sono pieni e fruttati al tempo stesso.
Fürst Löwenstein (Germania)
La tenuta del Principe di Löwenstein è sinonimo di vini eccellenti della Franconia da generazioni. Le uve vengono prodotte nei migliori vigneti del basso fiume Meno. Sono questi i luoghi dove fu piantato nel medioevo il Cru Homburg “Kallmuth”. I suoi muri a secco, alti da 2 a 5 metri caratterizzano l’atmosfera unica di questo vigneto terrazzato di 12 ettari, classificato monumento storico nel 1981. Grazie alle particolarità geologiche e climatiche, con terreno che cambia a seconda delle posizioni da calcareo a roccia arenaria, vengono prodotti vini di forte personalità e dal carattere unico. La storia della famiglia risale all’anno 1000 ed ha vissuto nella regione della Franconia fin dal 1590. Nel 1597 furono acquistati i primi vigneti e si diede inizio al commercio del vino che quei tempi aveva un ruolo chiave nell’economia. Il casato dei Löwenstein era da tempo una famiglia aristocratica, proprietaria di terre lungo il fiume Meno e nell’Odenwald, in Boemia, in Lorena e nel Palatinato e in un’area che ai nostri giorni appartiene al Belgio. Durante l’Impero Tedesco i due vigneti eccezionali di Hallgarten nella Rheingau e il vigneto monastico di Kallmuth in Franconia entrarono a far parte dei possedimenti. Nel 2010 la cantina fu trasferita nello storico Palazzo Löwenstein a Kleinheubach.
Ai vigneti della Franconia si affiancano quelli di proprietà nella Rheingau, acquistati nel 1871 dalla bis-nonna dell’attuale Principe di Löwenstein. Nel comune di Hallgarten vengono coltivati alcuni tra i migliori vigneti della regione; Hallgarten Schönhell (il nome proviene dal tedesco antico e significa “meraviglioso finale”) è situato su un terreno profondo, esposto a sud, con alto contenuto di argilla. Le vecchie vigne dalle radici profonde donano vini con un bouquet spiccatamente fruttato. La filosofia produttiva è orientata alla naturalezza, al rispetto del territorio e alla sua conservazione, principi chiave sostenuti con convinzione da Stephanie, principessa di Löwenstein, che attualmente dirige le attività di famiglia.
Greywacke (Nuova Zelanda)
Kevin Judd è uno dei pionieri di Marlborough. Il suo percorso di vita è connesso fortemente all’immagine globale del vino neozelandese. Inglese di nascita, cresciuto in Australia, si trasferì in Nuova Zelanda nel 1983 e presto divenne il winemaker fondatore a Cloudy Bay, ruolo che mantenne per le prime 25 vendemmie. Nel 2009 fondò la sua nuova azienda, Greywacke (pron.: grey-wacky), così chiamata dal nome delle pietre di arenaria di colore grigiastro presenti in molti luoghi in Nuova Zelanda. Kevin e sua moglie Kimberley adottarono il nome per la prevalenza di questi ciottoli di fiume nel terreno del loro primo vigneto piantato a Rapaura, Marlborough.
Greywacke è un’azienda con focus primario sulla qualità, i cui vini sono basati principalmente sulle due varietà classiche, il Sauvignon Blanc, prodotto in due differenti versioni, e il Pinot Noir. A questi si aggiungono alcuni altri vini bianchi a produzioni limitata. Oggi le uve di Greywacke provengono da vigne non giovani, situate nelle centrali Wairau Plains e nelle Southern Valleys di Marlborough.
Il Sauvignon Blanc è deliziosamente aromatico e ben bilanciato. Di stile esuberante, ha sentori di pompelmo, limone e una considerevole concentrazione e mineralità, conservando però il gusto e la freschezza tipica varietale.
Wild Sauvignon fermenta in vecchie botti di rovere, è una versione più complessa del sauvignon blanc. Ha una struttura notevole, profondità ed opulenza, un bouquet di crème brûlée con note di vaniglia, infuso di timo e sesamo tostato.
Le uve Pinot Noir vengono coltivate sulle colline delle Southern Valleys. Il vino è deliziosamente fragrante e intenso. Il bouquet di prugne nere e ciliegie è completato da dolci sensazioni floreali. Al palato le sensazioni di frutta matura si combinano a toni affumicati di vaniglia con cenni di erbe secche e spezie su una struttura viva e delicata.
Hunter Glenn Estate (California- USA)
Hunter Glenn Estate è una piccola proprietà situata nel cuore della Napa Valley, nello storico paese di St. Helena, oggi di proprietà di Jeffrey Shifflett Jr. insieme alla sorella Caroline e alla loro madre Ellen.
La famiglia Shifflett, originaria dello Iowa, arrivò nella Napa Valley in momenti difficili, alla ricerca di una vita migliore. Nel 1942, con i primi guadagni ottenuti nel settore del legname, fu in grado di acquistare della terra ai piedi delle Mayacama Mountains, dove fu avviata un’azienda agricola con allevamento di bestiame. Alla fine degli anni ’70 furono piantati 60 acri di vigneti accanto ai frutteti, dando inizio alla trasformazione in azienda vinicola, un processo meticoloso di cambiamento continuato negli anni successivi con determinazione e con scelte legate fin dall’inizio alla viticoltura sostenibile.
Istvan Szepsy (Ungheria)
Szepsy è una nobile famiglia di Bodrogkeresztùr ed inizia a coltivare la vite sul finire del XVI secolo, senza mai subire battute d’arresto. Neppure la parentesi infausta del comunismo ha potuto separare gli Szepsy dalle vigne, anche se questi hanno dovuto subire l’onta dell’esproprio.
Istvan, cresciuto all’ombra delle tradizioni familiari fece in tempo ad assorbire le basi per la vinificazione dei grandi vini di Tokaj, prima dell’avvento del regime sovietico, contesto in cui comunque riuscì a ritagliarsi un ruolo in ambito enoico con la carica di direttore della cooperativa vinicola. Nonostante il ruolo ricoperto, Szepsy, vide con rammarico la situazione legata alla condizione politica, al progressivo imbarbarimento e alla perdita di tradizione: il leggendario vino dei re, stava diventando qualcos’altro (addirittura c’era chi pensava a fortificarlo per renderlo più robusto).
Dopo la pesante battuta d’arresto, con l’abbattimento della cortina di ferro, il vino di Tokaj, tornò a diventare realtà e a condirsi di progettuaità ed è proprio Istvan a mostrare un nuovo inizio.
Da detentore della tradizione (il legame fra il suo casato e la vinificazione degli Aszú è scritto negli annali) a pioniere di una modernità che si ispira al territorio, il passo è breve.
Oggi Szepsy è un cultore della zonazione, delle vinificazioni senza zuccheri residui o uve botritizzate.
Mooiplaas Wine Estate (Sudafrica)
Mooiplaas Wine Estate e Private Nature Reserve è un luogo di bellezza incontaminata. I due proprietari, i fratelli Tiel-man e Louis Roos, gestiscono direttamente l’azienda, i cui vigneti si trovano sulle Bottelary Hills di Stellenbosch, ripide colline ricche di sostanze minerali che si affacciano su Cape Town (Città del Capo). La storia della tenuta risale al 1806; la villa, ora national monument, è un notevole esempio di architettura “coloniale olandese del Capo”. A partire dal 1995, Mooiplaas ha anche ottenuto lo status di Riserva Naturale privata, con 70 ettari dedicati alla conservazione della vegetazione locale composta da arbusti (fynbos) tipici di questa regione costiera. Una delle caratteristiche di Mooiplaas è l’irregolarità del terreno, i cui contrasti topografici creano differenze notevoli nei microclimi dei vigneti a seconda dell’altitudine, che varia dai 135 ai 370 metri slm. Sono presenti affioramenti e colline composte dall’erosione di materiale vulcanico, principalmente granito. I vigneti, dell’estensione di circa 100 ettari, vengono coltivati con metodi tradizionali e tecniche artigianali, un approccio classico rispettoso dell’ambiente e della biodiversità. Il winemaker Louis Roos è conosciuto per essere un purista, che sceglie di utilizzare solo i migliori grappoli dai migliori vigneti, con interferenze minime nel processo produttivo da parte dell’uomo. Nella vinificazione insiste sull’utilizzo dei lieviti indigeni, filtrazioni limitate, fermentazioni naturali e maturazioni in piccole botti di legno.